Le declamazioni sono l'esercizio più complesso praticato nelle scuole di retorica, fiorite a Roma nella tarda età repubblicana e divenute durante l'impero un passaggio obbligato nell'educazione dei ceti dirigenti: esse proponevano agli allievi casi giuridici fittizi, spesso piuttosto complessi, talora decisamente inverosimili, nei quali il futuro oratore era invitato a perorare per l'una o l'altra delle parti in causa, con il solo vincolo di attenersi ai dati di partenza forniti nel tema della controversia stessa e alle norme di legge chiamate a regolare la discussione. È un prodotto conservato in misura consistente: quasi trecento testi integralmente svolti, ai quali si aggiunge una miriade di temi attestati nella manualistica retorica destinata alla formazione dei maestri. 
Ciò nonostante, sulla declamazione ha pesato a lungo un giudizio fortemente critico, che vedeva in essa il frutto malato di una irreversibile decadenza della grande oratoria repubblicana, mirante alla ricerca dell'effetto esteriore o allo sfoggio di un talento oratorio tanto brillante quanto sterile. Al contrario, la retorica di scuola costituisce un osservatorio privilegiato sulla cultura romana, il cui rilievo è desumibile dal fatto di aver contribuito per secoli a formare il ceto che ha amministrato l'impero, elaborato o commentato le sue leggi, scritto la sua letteratura, educato a sua volta i propri successori. Questa breve introduzione, rivolta parimenti a studenti e studiosi, si ripromette non solo di fornire un quadro d'insieme della declamazione e delle sue principali caratteristiche, ma anche di fare il punto sullo stato degli studi, dando conto delle questioni ancora aperte, affrontando e discutendo la bibliografia ad oggi disponibile e suggerendo infine nuove possibili piste di ricerca.